Gli  strumenti finanziari sono molti ci sono i titoli azionari, i contratti futures, le commodities, gli ETF, le opzioni, ecc… È possibile combinare questi strumenti strumenti in un numero di modi elevatissimo. Conoscere tutti questi strumenti aiuta ad avere una visione più  ampia e completa di ciò che accade giorno per giorno sui mercati finanziari di tutto il mondo.

Le azioni sono sicuramente lo strumento più conosciuto in assoluto,  sono infatti miliardi le azioni che vengono scambiate nelle borse di tutto il mondo ogni giorno.

Ma esattamente, che cos’è un azione?

Fondamentalmente si tratta di un certificato di proprietà di un pezzo di un’azienda quotata. Il valore di questa si basa su una serie di fattori, incluso il numero di azioni in circolazione.

Ipotizziamo, per esempio, che due individui decidano di realizzare una società con due soli azionisti che hanno una sola azione a testa. Se la società ha un valore di 10.000 euro e non ha debiti, le azioni varranno 5.000 euro  cadauna.

Se invece si anticipasse che la società durante l’anno guadagnerà  100.000 euro,  200.000 euro  l’anno successivo e così via, il valore si svilupperebbe grazie all’aumento del cash flow conseguente all’aumento degli utili.mercato azionario

Anche se il valore corrente dell’azienda è di 10.000 euro, gli investitori avranno comunque la visione di crescita dei prossimi anni e quindi le attribuiscono un valore di 1 milione di euro: in questo caso dieci volte gli utili previsti per il prossimo anno. È più o meno in questo modo che vengono valutati i titoli sul mercato azionario.

I titoli azionari vengono scambiati sulle borse regolamentate come il New York Stock Exchange (NYSE) e attraverso mercati elettronici come il National Association of Securities Dealers Automated Quotations (NA¬SDAQ). Il prezzo delle azioni si muove in funzione di diversi fattori tra cui il reale valore della società, le aspettative sugli utili futuri, la domanda e l’offerta delle azioni della società stessa.

Il potenziale sbilanciamento tra domanda e offerta è l’elemento che crea le premesse per una possibile accelerazione dei prezzi, al rialzo o al ribasso.

Ad esempio, molti analisti delle case di brokeraggio si specializzano in alcune società particolari. Questi analisti utilizzano specifiche metodologie per determinare il valore di una società e il prezzo corretto delle sue azioni.

Dopo aver effettuato le proprie valutazioni consigliano i loro clienti, pubblicando previsioni e stime sugli utili dell’azienda. Le aspettative degli analisti spingono quindi il valore delle azioni in una direzione o nell’altra prima ancora che vengano pubblicati gli utili reali.

Se la maggior parte degli investitori ritiene che la società supererà le previsioni degli analisti, allora il prezzo delle azioni salirà, esattamente come se sul mercato ci fossero più acquirenti che venditori. Se invece la maggior parte degli investitori ritiene che gli utili della società non soddisferanno le stime degli analisti, il prezzo scenderà.

Supponiamo, per esempio, che per Citigroup (C) gli analisti prevedano un utile di 1 dollaro per azione. Se si diffondesse la notizia che gli utili saranno di 1,25 dollari per azione, il prezzo salirebbe grazie al fatto che gli utili reali sarebbero migliori di quelli previsti.

Se poi Citigroup annunciasse solo 0,75 dollari di utile per azione, il prezzo crollerebbe pesantemente poiché non solo verrebbe disattesa la previsione iniziale ma l’utile sarebbe anche di molto inferiore alla seconda revisione.

Gli investitori che hanno comprato il titolo sulla base della seconda previsione venderanno immediatamente a qualsiasi prezzo pur di liberarsi subito del titolo. Questo è un fenomeno piuttosto ricorrente che può provocare violenti crolli del valore delle società. Non è raro vedere titoli che perdono dal 25% al 50% del loro valore in un solo giorno. Allo stesso modo è altrettanto frequente vedere titoli che acquistano valore.

Dividendi

Le società americane possono dichiarare il cash flow e/o i dividendi ogni tre mesi o una volta all’anno. I dividendi rappresentano per gli azionisti un introito costante e possono essere paragonati agli interessi che paga la banca su mi deposito.

Le società che distribuiscono i dividendi solitamente appartengono a settori consolidati. Generalmente le società in forte espansione non distribuiscono i dividendi poiché preferiscono reinvestire il capitale in operazioni che offrono un potenziale di rendimento più elevato piuttosto che restituirlo agli azionisti.

Per un trader che opera sui mercati azionari è importante conoscere come questi aspetti possono influenzare gli investimenti di breve o di lungo termine. Di fatto, il consiglio d’amministrazione di una società decide se distribuire i dividendi che verranno pagati a una specifica data fissata dalla società stessa. Alcune società distribuiscono i dividendi una tantum. Questo dividendo viene pagato o distribuito agli azionisti in una data specifica chiamata “data di pagamento dei dividendi”.

Per aver diritto a ricevere i dividendi bisogna che sia trascorso un determinato lasso di tempo dalla data d’acquisto. È inoltre possibile vendere un titolo il giorno successivo alla data di pagamento dei dividendi e ricevere comunque il dividendo.

Un trader alle prime armi potrebbe credere che sia molto semplice guadagnare comprando e vendendo azioni: acquistare le azioni qualche giorno prima dello stacco dei i dividendi e rivenderle il giorno dopo. È meglio sapere, tuttavia, prima di aprire un conto da un broker e iniziare ad applicare questa strategia, che nella maggior parte dei casi nella giornata di pagamento dei dividendi il prezzo del titolo scende.

Questo accade perché in quella data il titolo viene scambiato ad un prezzo decurtato di un ammontare pari al dividendo stesso.

Se, per esempio, IBM (IBM) dichiara di distribuire il 30 giugno 1 dol- laro di dividendo per azione e il 29 giugno chiude a 90 dollari, il 30 giugno IBM aprirà a 89 dollari. Chi opera sui mercati azionari deve sapere in che modo i dividendi influenzano l’andamento di un titolo. Le dichiarazioni dei dividendi vengono pubblicate sulle pagine finanziarie dei quotidiani o su diversi siti finanziari.

Capitalizzazione di mercato

La capitalizzazione di mercato è data dal valore complessivo di tutte le azioni disponibili sul mercato (flottante). Pertanto la capitalizzazione di mercato misura, in un certo senso, la dimensione di una società. Con circa 8.500 titoli disponibili sulle borse azionarie statunitensi molti trader valutano una società in base alla sua capitalizzazione, fattore determinante per il prezzo e il rischio.

Esistono infatti quattro categorie non ufficiali secondo le quali vengono suddivisi i titoli statunitensi: blue chips, media capitalizzazione (mid-caps), bassa capitalizzazione (small-caps) e micro capitalizzazione (micro-caps).

  • Blue-chips: il termine “blue chips” deriva dal poker, in cui sta ad indicare le fìches di maggior valore. Di conseguenza, le blue-chips sono i titoli a maggior capitalizzazione sul mercato (oltre i 5 miliardi di dollari). Solitamente esprimono un reale valore, consolidato nel tempo, hanno distribuito regolarmente i dividendi e presentano qualità interessanti per gli investitori.
  • Titoli a inedia capitalizzazione: generalmente i titoli a media capitalizzazione hanno un potenziale di crescita più alto rispetto alle blue chips ma non sono così grandemente capitalizzati (da 500 milioni a 5 miliardi di dollari).
  • Titoli a bassa capitalizzazione: .poiché solitamente non hanno un’elevata liquidità, operare su questi titoli potrebbe essere più difficoltoso (da 150 milioni a 500 milioni di dollari).
  • Titoli a micro capitalizzazione-, i titoli a micro capitalizzazione, conosciuti anche come “penny stock”, hanno un valore inferiore a 2 dollari per azione, con una capitalizzazione di mercato inferiore ai 150 milioni di dollari.

Alcuni trader preferiscono operare su titoli più rischiosi ma con maggiori probabilità di registrare ampi movimenti di prezzo; altri prediligono invece la stabilità di lungo termine delle blue chips. Generalmente la scelta dei titoli sui quali operare dipende dalla propria disponibilità di tempo, „ dalla soglia di tolleranza allo stress e dal capitale di cui si dispone.

Azioni ordinarie e privilegiate

Ufficialmente esistono due tipologie di azioni: ordinarie e privilegiate. Dapprima una società vende titoli ordinari agli investitori che cercano di guadagnare comprando azioni a un prezzo più basso e rivendendole a un prezzo più alto. Il profitto che ne deriva viene chiamato “capitai gain”.

Se la società dovesse fallire, il prezzo dei titoli scenderebbe e gli azionisti potrebbero ritrovarsi a possedere azioni che non valgono praticamente nulla. Se la società è in salute, chi possiede titoli ordinari ha l’opportunità di incassare i dividendi trimestrali. Per esempio, se una società annuncia un dividendo di 1 dollaro per azione e si possiedono 1.000 azioni, è possibile realizzare un dividendo di 1.000 dollari.

Al contrario, agii azionisti di titoli privilegiati vengono sempre garantiti i dividendi, il cui importo però non varia mai, anche se la società dovesse triplicare gli utili. Anche il prezzo dei titoli privilegiati cresce più lentamente rispetto a quello dei titoli ordinari. Resta il fatto che, se la società dovesse perdere denaro, gli azionisti di titoli privilegiati avrebbero maggiori probabilità di riavere i propri soldi.

Di fatto i titoli ordinari implicano un livello di rischio superiore rispetto a quelli privilegiati ma offrono anche maggiori probabilità di guadagno se la società è in salute (si veda la tabella 2.1 per un confronto).

Classificazioni dei titoli

Un altro modo per classificare un titolo si basa sulla natura degli obiettivi della società (si veda la tabella 2.2). Spesso la classificazione corretta deriva da come l’azienda utilizza i suoi profitti. Per esempio, i titoli di una società che reinveste i propri profitti per alimentare la propria crescita vengono chiamati titoli “growth”, ovvero con elevato potenziale di crescita.

mercato azionarioUn titolo con elevato potenziale di crescita è emesso da una società i cui utili ci si aspetta aumentino molto più rapidamente rispetto all’andamento generale del mercato azionario. Generalmente queste società vengono gestite in modo brillante, appartengono a settori in forte espansione e registrano utili in rapida crescita. Il loro obiettivo è quello di continuare a produrre i risultati che gli investitori si aspettano, sviluppando nuovi prodotti e servizi da immettere sul mercato il più velocemente possibile.

Se un titolo paga regolarmente i dividendi ai suoi azionisti viene definito “value”. Solitamente solo le aziende consolidate e di grosse dimensioni riescono a pagare regolarmente i dividendi ai propri azionisti. Sebbene i titoli value siano espressione di società solide, vengono spesso considerati investimenti conservativi. I titoli con elevato potenziale di crescita sono più rischiosi dei titoli consolidati ma offrono maggiori possibilità di realizzare guadagni sui movimenti del prezzo.

Non bisogna lasciarsi attrarre dai titoli consolidati per il semplice fatto che pagano dividendi elevati. Alla fine degli anni ’90 molte utility pagarono dividendi elevati. Successivamente il settore entrò in crisi e i titoli nel settore delle utility divennero estremamente volatili. Molti investitori persero una grossa percentuale del prezzo delle loro azioni. Quindi, sebbene queste aziende avessero pagato dividendi elevati, molti azionisti subirono pesanti perdite a causa del crollo del prezzo dei titoli stessi.

I titoli impegnati nella difesa dell’ambiente o sul fronte sociale hanno acquistato molta popolarità. Chi investe in questi titoli cerca di impiegare il proprio denaro per favorire cambiamenti sociali, ambientali ed economici che migliorino le condizioni di vita sul pianeta.

Quotazione iniziale (IPO)

I mercati azionari generano ricchezza in diversi modi. Quando una società attraversa una fase di crescita e vuole ulteriormente aumentare il proprio sviluppo ha bisogno di capitali. Spesso la soluzione a questo problema può essere la quotazione della società, attraverso un procedimento iniziale chiamato “quotazione iniziale” (IPO – Initial Public Offering).

Per fare questo una società si appoggia a una casa di brokeraggio alla quale vende tutte le azioni destinate al pubblico. La casa di brokeraggio applica una commissione per gestire la quotazione iniziale e incassa denaro dalla vendita delle azioni agli azionisti. Solitamente la commissione equivale al 10% del valore totale delle azioni.

È errore comune credere che le società che decidono di quotarsi in borsa incassino denaro ogni volta che un titolo viene scambiato dopo la quotazione iniziale. Le società incassano solamente il denaro derivante dalla quotazione iniziale. Da quel momento lo scambio del denaro derivante dall’acquisto e dalla vendita dei titoli avviene solo tra compratori e venditori.

La quotazione iniziale è semplicemente uno strumento attraverso il quale le società acquisiscono risorse finanziarie. Se la società riesce effettivamente a crescere e a prosperare verrà assunto nuovo personale e verranno acquistate più materie prime da altre società, contribuendo in tal modo alla crescita economica generale, che a sua volta genera ricchezza e benessere, fenomeno impossibile senza i mercati azionari.

Anche gli investitori che traggono profitto dai mercati azionari contribuiscono a creare ricchezza alimentando l’economia generale. Comprando sui mirami e vendendo sui massimi realizzano profitti che consentono loro di migliorare il proprio stile di vita e di acquistare più beni e servizi.

Possono anche decidere di utilizzare questi profitti per avviare una nuova attività o di reinvestirli sui mercati azionari o, semplicemente, di incrementare i propri risparmi.

Il riversare nuovamente i profitti derivanti dai mercati azionari nel ciclo dell’economia favorisce la crescita economica sul lungo Termine e rappresenta un elemento vitale per la salute dell’economia.

Quando una società cresce anno dopo anno il prezzo del titolo sale. L’aumento del prezzo è il risultato del rapporto tra domanda e offerta. Quando una società decide di quotarsi in borsa vende un numero limitato ili azioni proprie, chiamato “flottante”. Quando la domanda di queste azioni cresce, l’offerta diminuisce. In questo caso il prezzo sale.

Quando è presente una forte domanda di un titolo, la società ne trae vantaggio. La capitalizzazione di mercato della società, cioè il valore di tutte le azioni del proprio titolo, sale. La capitalizzazione di mercato viene calcolata moltiplicando il prezzo corrente del titolo per il numero delle azioni quotate sul mercato. I mercati azionari sono uno strumento del capitalismo estremamente efficace che influenza pesantemente il ciclo economico, creando ricchezza e stimolando gli investimenti futuri.

È anche per questa ragione che i mercati azionari sono estremamente sensibili a notizie di carattere economico come le variazioni dei tassi d’interesse. Potremmo paragonare l’economia a un sistema liquido che si muove come le maree, verso l’alto e verso il basso.

Gli investitori acquista-no titoli quando individuano società in grado far lavorare proficuamente il proprio capitale, mentre decidono di vendere quando intravedono problemi all’orizzonte.

I dati macroeconomici possono generare una maggior pressione in acquisto o in vendita. Queste indicazioni vengono interpretate come direzione generale dell’economia. Alla luce di tutte queste considerazioni si può affermare che i mercati azionari sono un preziosissimo strumento che per-mette alle società di crescere ed espandersi nel tempo.